PSICHE 2000 ASSOCIAZIONE

Per la promozione del benessere interiore

COLLABORAZIONI PROFESSIONALI - VOLONTARIATO

Premessa
L’Associazione, anche sotto altre denominazioni, esiste da almeno 25 anni, ha contribuito in modo significativo alla stesura della legislazione psichiatrica della Regione Veneto ed è stata presente con il suo fondatore in varie commissioni regionali, sin dal 1988.
Ha ascoltato un notevole numero di pazienti e familiari, con problematiche di diversa tipologia.

Nel 2005 Psiche 2000 ha aperto un Centro di Psicologia frequentato tuttora da molte persone.
Nel suo perseguire un capillare e tenace lavoro di lotta al pregiudizio, di acquisizione della pari dignità socio‐sanitaria, di miglioramento delle strutture pubbliche, di sostegno al paziente e a tante persone in difficoltà, Psiche 2000 si è confrontata con numerosi volontari e
professionisti del settore.

Ha così potuto cogliere differenze importanti di approccio umano e di attenzione allo scambio interpersonale, che l’ha motivata a scegliere con sempre maggiore oculatezza i nostri collaboratori. Chiunque desiderasse avvicinarsi alle nostre attività ed intraprendere una possibile collaborazione con noi, troverà, a seguire, alcuni punti in cui si sviluppa il nostro pensiero.

1. Collaborazioni professionali – visione generale dell’Associazione
In linea con il pensiero dell’Associazione, che da sempre agisce nel rispetto della sensibilità della persona e della sua storia, auspichiamo che ogni figura professionale operante al nostro fianco voglia esprimere le proprie competenze credendo negli stessi presupposti, avendo sempre coscienza dei propri limiti, sapendo che il proprio intervento non potrà essere risolutivo di ogni possibile problematica, desiderando seguire il paziente perché portatore di una sofferenza e non perché solo fonte di guadagno, mettendo a disposizione la propria professionalità per costruire con gli altri collaboratori e volontari un percorso comune di arricchimento e confronto umano, anche attraverso la critica costruttiva, affinché il principio condiviso dell’AIUTO non si riveli un pretesto per apparire buoni e “per bene”, in difesa di sentimenti presuntuosi ed auto‐celebrativi, ma uno strumento per valorizzare il benessere dell’individuo e il suo diritto ad avere fiducia nella vita.


2. Scuole di specializzazione
Per coerenza con quanto riportato sopra, nella scelta dei propri collaboratori Psiche 2000 non valuta prioritarie l’appartenenza ad un certo orientamento teorico, né la specializzazione di provenienza, ma ritiene imprescindibili l’onestà intellettuale e l’umiltà della persona.

Chi si affida allo psicologo non cerca spiegazioni “da manuale”, né oscure o miracolistiche interpretazioni del proprio dolore, ma la comprensione ed accettazione del proprio vissuto, e più di ogni altra cosa la speranza di stare meglio; chi si affida allo psicologo nutre la speranza di riconoscere nel proprio disagio qualcosa di normale perché umano.

È qualcuno che ha bisogno di sentirsi persona come le altre, perché è spaventato dalla possibilità di non esserlo, che ha quindi bisogno di re‐incontrarsi con la propria umanità e di ricordarsi che essa è un fitto intreccio di bene e di male, di dolore e piacere: si ha bisogno dell’uno per conoscere l’altro, e viceversa.

Gli serve, allora, una persona che questa umanità la viva già dentro di sé in pienezza ed onestà, una persona che non abbia la presunzione di fare previsioni perché non può conoscere il futuro, né l’arroganza di dare giudizi perché il dolore non è un esame, ma che abbia fiducia nel bene e nel coraggio di cercarlo perché non sono le teorie a generare i buoni sentimenti, ma il rispetto per la vita e il desiderio di goderla.


In base alla nostra sensibilità ed esperienza, per concludere:


‐ Lo stile della “scuola” va sempre filtrato con quello dello psicologo stesso, il cui carattere è
una componente fondamentale della terapia; quello che i docenti della scuola trasmettono, va sempre
adattato al modo di sentire dello psicologo;
‐ Analogamente, quello che la scuola propone come metodo, va sempre adattato alle esigenze
emotive del paziente e alle sue possibilità di ragionamento; non ha senso, quindi,
applicare con tutti i pazienti la stessa tecnica e/o nello stesso modo, poiché ciascuno la vivrà in
modo diverso. Anche questa è un’abilità del terapeuta: capire fino a dove può spingersi con quel
paziente e, soprattutto, se può farlo con i propri strumenti; in caso contrario deve avere l’onestà
di non prendere in carico il paziente. Ciò significa che NON POSSIAMO SALVARE TUTTI, e riconoscerlo
è già un’ottima prova di professionalità e di competenza diagnostica. Nelle intenzioni Psiche 2000
cerca di applicarlo alla lettera: non siamo in grado di affrontare, né risolvere qualsiasi
problema, dunque “non possiamo salvare tutti”. Le parole ed i fatti passano poi agli “specialisti”…

Il Volontariato
Fare volontariato non è accettare incarichi di prestigio, né riempire eventuali vuoti della vita quotidiana, ma sentire profondamente la forza della condivisione e del rispetto di ogni storia umana; è il desiderio di sfidare il dolore perché si crede nel bene e nella capacità umana di produrlo, e si vuole che anche gli altri non smettano di crederlo.

Fare psicologia nel volontariato è costruire con l’altro una relazione d’aiuto, dove la parola aiuto indica l'impegno profuso per sviluppare nell'altro la consapevolezza di sé ed emanciparlo dai condizionamenti che lo rendevano prigioniero delle aspettative altrui. Nel fare questo, il volontario trasmette amore, un amore che cura e che, prima ancora, egli deve avere dentro di sé; non può quindi essere logorato da rancori personali, né temere il dolore, ma conoscere a fondo le proprie motivazioni e le proprie vulnerabilità.

Nel far sentire la propria fiducia nella vita, il volontario trasmette anche un senso generoso ed etico della vita stessa, che merita di essere vissuta nonostante il male.
Attraverso il proprio esempio di solidarietà, egli incoraggia a vivere intensamente il presente, senza preoccuparsi di un futuro ancora da conoscere. Al volontario che opera in nome di questi principi, non interessa dare visibilità ai propri talenti, né rincorrere ruoli e riconoscimenti associativi, ma testimoniare il proprio rispetto nei confronti della vita, perché generoso di se stesso e di quanto appreso dalla propria esperienza, trasformandola in un utile progetto per gli altri. Riflessioni… Fatta la nostra ferma dichiarazione d’intenti, poi la cosa passa attraverso il carattere, la sensibilità e la soggettività dei nostri Operatori.

Siamo consapevoli del fatto che per la riuscita di un percorso d’aiuto sono importanti la sensibilità e l’onestà intellettuale di ciascuno degli attori in campo, nonché il carattere e le aspettative personali che contribuiscono al rapporto tra Operatore e Utente.

Crediamo perciò che interagire con chi soffre significhi dimostrare che si fa con la propria vita ciò che si è chiamati a fare con quella degli altri: accoglierla con umiltà e pazienza, con la curiosità di scoprirla e la volontà di migliorarla, e non perché si ha il potere di realizzarlo, ma perché li si è scelti come propri valori.


Siano anche consapevoli della difficoltà di alcune relazioni umane, perché dalla teoria si deve passare alla pratica della vita quotidiana, e da qui in poi… abbiamo già sperimentato che “l’abito non sempre fa il monaco…”.

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